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Trento, 3 gennaio 2006
BOATO AVVERTE DELLAI. «NO AL MODELLO SVP»
Il deputato: «Bene la riflessione sull’ambinte, ma è in ritardo»
dal Corriere del Trentino di martedì 3 gennaio 2006

Se dovesse esprimere un giudizio, alla fine ne risulterebbe una promozione con riserva. Fatta di «luci e ombre» perché «da un lato giudico positive le riflessioni sui temi sociali e ambientali anche se arrivano con un certo ritardo», ma dall’altro «è figlia di una logica culturalmente subalterna alla Svp l’idea di dar vita ad un partito territoriale. Le politiche nazionali e dei territori sono le due facce della stessa medaglia e non dimensioni contrapposte». Così Marco Boato, deputato dei Verdi, inquadra l’analisi del governatore Lorenzo Dellai che in un’intervista al nostro giornale (Corriere del Trentino di venerdì) aveva aperto il dibattito sul voto agli immigrati e sul partito democratico locale.

Onorevole Boato, partiamo dal voto agli immigrati.
«Condivido la necessità di mettere a fuoco politiche di inclusione, ma non parlerei di svolta perché il centrosinistra nazionale ha questo tema in agenda da dieci anni. Piuttosto è arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti. La competenza è nazionale e dopo le primarie, in cui è stata data la possibilità agli stranieri di votare, dò per scontato che questo punto venga recepito nel programma dell’Unione».

A livello locale si può, però, prevedere il voto nelle circoscrizioni.
«Questa è la ricaduta che potrebbe avere l’apertura di Dellai. Il Trentino è arretrato su questo tema e credo che sarebbe utile un’accelerazione».

Sul piano politico, Dellai tratteggia il nuovo soggetto ponendo al centro la politica dei territori. D’accordo?
«Sottoscrivo solo in parte questo ragionamento. È vero che si profila un quadro nazionale di precarietà dopo l’approvazione della nuova legge elettorale che ci riporta indietro nel tempo. Ma è un errore porre in contrapposizione le politiche nazionali con quelle territoriali. E trovo sia sbagliato scimmiottare un’esperienza come quella della Svp. È un segnale di grande arretramento culturale. Dellai parla di un team di politici nazionali che dovrebbero affiancare le esperienze territoriali. Ma questi da dove saltano fuori? Vengono allevati in vitro? No, non è questa la strada. Dobbiamo prendere coscienza che non siamo un enclave e non possiamo ragionare con logiche separatiste. Il Trentino ha la sua specificità, tuttavia non possiamo fare finta che non ci siano state le primarie. Andrebbe fatta un’analisi politica sugli ultimi anni. La Casa dei Trentini è stata un fantasma e anche la Margherita è qualcosa di radicalmente diverso rispetto a quella iniziale e sta attraversando una fase di revisione statutaria nata sulla scorta delle riflessioni molto critiche di Dellai. Osservo che dalle primarie ad oggi non è stata convocata nemmeno una riunione della coalizione».

L’ha sorpresa il riposizionamento sulle tematiche ambientali?
«Avevo incontrato Dellai il primo agosto insieme a Iva Berasi e Roberto Bombarda. Ci aveva preannunciato l’intenzione di aprire una riflessione perché si era reso conto che la sua azione era sbilanciata. Apprezzo, quindi, le sue parole e mi entusiasma la citazione di Langer. Tuttavia constato un certo ritardo rispetto ai processi».

Adesso incontrerà la Sat.
«E’ una buona idea e farebbe bene ad incontrare anche le al tre associazioni. Ma ricordo a Dellai che i suoi primi interlocutori sono le forze politiche. E con queste che si deve confrontare. Noi abbiamo avanzato proposte per fare una Vas seria sulle infrastrutture di collegamento con il Veneto. Mi auguro che in futuro si ricordi di essere leader della coalizione e non di una parte. Deve valorizzare le diverse sensibilità. Questo è stata la pecca della sua azione politica».

 

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